Nel post precedente questo vi ho raccontato dei cinque studenti pakistani ai quali è stata revocata la borsa di studio che consentiva loro di proseguire gli studi. Con questo post rinnovo l’appello alla politica e alla solidarietà, riportando testualmente la mail che mi aggiorna sulla situazione. Oltre alla solidarietà vorrei proprio che questi ragazzi diventassero il simbolo della città aperta ai giovani che vorremmo.
Ecco la mail che ho ricevuto e condivido:
Nei giorni scorsi vi ho brevemente parlato della situazione di alcuni studenti pakistani, in seria difficoltà per non aver ricevuto la borsa di studio (vi allego una sintesi delle loro mail x capire quanto dure siano le loro esperienze, ho raccolto i passaggi relativi alle loro storie personali).
I tre sono studenti iscritti al primo anno delle facoltà di ingegneria petrolifera e di geologia. Questi tre sono i ragazzi che rischiano più di tutti, dovendo lasciare tra qualche giorno la camera che affittano e non avendo i soldi per trovare altre sistemazioni. Uno di loro, confidando nella borsa di studio, ha lasciato il lavoro in Pakistan per iscriversi al Politecnico. Gli altri si sono indebitati con famiglia ed amici per poter pagare il volo per l’Italia. Nelle mail che mi hanno scritto mi dicono che, pur volendo, non potrebbero tornare a casa perchè non hanno i soldi per pagare il viaggio di ritorno. Stiamo contattando parrocchie e associazioni umanitarie, speriamo di potergli dare un posto dove stare almeno fino alla fine dell’anno accademico. Gli altri due sono più fortunati. Iscritti entrambi al secondo anno, hanno stretto la cinghia l’anno scorso sperando in questa borsa. Arrivati in ritardo per poter partecipare al bando 2010/2011, hanno lavorato 10 ore al giorno (distribuzione di volantini pubblicitari) per trovare i soldi per mantenersi. Nonostante questo sono anche riusciti ad ottenere i crediti per il bando di quest’anno. Uno in particolare, che ha da quest’anno un posto letto nella residenza Borsellino, ha ottenuto 50 crediti contro i 30 richiesti. Risultato sorprendente anche perchè si deve tener conto che lo scorso anno, prima di trovare un lavoro ha vissuto 16 giorni nella stazione di porta nuova. Il problema in questo caso è che senza la borsa non potrà rinnovare il suo permesso di soggiorno (non avendo i 250 euro necessari per farlo). Un altro invece potrà trovare posto in una residenza Edisu di Vercelli. Lui però non avrebbe nemmeno un euro per pagare l’abbonamento mensile per arrivare a Torino. Vi chiedo se tra i vostri contatti ci sia un dirigente di Trenitalia disposto ad incontrarci per cercare una soluzione.
Qui trovate la lettera di due consiglieri EDISU (Vincenzo Laterza e Giuliano Ramazotti)