Spunti e appunti per il prossimo congresso, a prescindere da dimissioni, da primarie aperte semiaperte o socchiuse, da larghe o strette intese.
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Però non pensa che nella politica ci debba comunque essere anche un dover essere, anche senza chiamarlo ideologia? Che si debba guardare lontano, in prospettiva storica, e non soltanto al dopodomani?
Ci dev’essere l’uno e l’altro: oggi, in una società complessa ci sono molti problemi che devono essere risolti di volta in volta. Io credo che oggi nessuna classe politica può fare a meno di questa politica contingente, di questa politica della congiuntura: però si pone certamente il problema degli scopi ultimi. Soprattutto i partiti che si considerano di sinistra, cioè i partiti riformatori, devono avere delle mete ideali: è solo attraverso questo criterio delle mete ideali che possono esistere la libertà, l’uguaglianza, il benessere ecc…
Quindi possiamo dire che non è corretto parlare di tramonto delle ideologie, ma soltanto di crisi di determinate ideologie, e che non si può fare la politica senza avere dei grandi ideali.
Non si può assolutamente. Soprattutto i partiti di sinistra si distinguono di solito dai partiti di destra e dai partiti conservatori proprio perché vogliono trasformare la società. I conservatori sono quelli che vogliono conservare quello che c’è: i partiti di sinistra vogliono trasformare. Per trasformare bisogna farlo in base a principi, in base a degli ideali che giustifichino la trasformazione…
Questo vuol dire anche che l’uomo politico di sinistra deve avere delle qualità ben superiori a quelle del conservatore, il quale deve semplicemente amministrare ciò che c’è?
Beh! Non stiamo a sottilizzare su queste differenze. Io ritengo che il politico di sinistra deve essere in qualche modo ispirato da ideali, mentre il politico di destra basta che sia ispirato da interessi: ecco la differenza.
Tratto dall’intervista a Norberto Bobbio “Che cos’è la democrazia?” – Torino, Fondazione Einaudi, 28 febbraio 1985 (!!!)