Ordine del giorno modificato

La pubblicazione dell’ordine del giorno sul crocifisso e l’ICI ha provocato discussioni, una tra le altre, civile e piacevole con don Luca, parroco in una chiesa della cintura torinese. Mi sono reso conto che il mio ordine del giorno poteva dare adito a interpretazioni errate. Oggi ho presentato la versione modificata, sempre a titolo personale. Spero che si chiariscano così dubbi e interpretazioni. Eccolo.

ORDINE DEL GIORNO: MANOVRA MONTI “SALVA L’ITALIA”

La manovra finanziaria “Salva l’Italia” che il governo Monti ha presentato, prevede per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sacrifici enormi costringendo gli stessi a cambiare, in peggio, stile di vita.  I provvedimenti che il governo ha emanato incideranno, per elencarne solo alcuni, pesantemente sul sistema pensionistico, sulla sanità, sui trasporti e sulla prima casa.

Il governo, su quest’ultimo capitolo, ha deciso di reintrodurre l’imposta sulla prima casa, ex ICI ora IMU, aggravandola con la rivalutazione del valore catastale.

CONSTATATO CHE

La manovra finanziaria del governo Monti grava essenzialmente sui cittadini a basso e medio reddito lasciando fuori, ancora una volta, i grandi redditi e patrimoni.

La riproposizione dell’imposta sulla prima casa non è applicabile ai beni non di culto della Chiesa Cattolica e di altre religioni riconosciute dallo Stato.

Questo crea una disparità di trattamento tra cittadini e Chiesa Cattolica e altre religioni riconosciute dallo Stato, tra imprese e Chiesa Cattolica e altre religioni riconosciute dallo stato.

PREMESSO CHE

Il presente ordine del giorno non è, e non vuole affrontare questioni di tipo costituzionale, ideologico o filosofico, ma solo ed esclusivamente di giustizia sociale e di parità tra le parti di uno stato che deve essere prima di tutto giusto.

Non si mette in discussione il ruolo della chiesa, soprattutto di base, in ambito sociale.

Per ristabilire la parità di trattamento tra cittadini, imprese e istituzioni religiose è necessario definire in maniera netta e inequivocabile le proprietà di enti religiosi che realmente sono dedicate al culto e al sostegno sociale (mense per poveri, oratori, luoghi di aggregazione sociale) verso fasce deboli della popolazione e quelle che generano utili (scuole private con piscina, cliniche private, appartamenti, alberghi ecc. )

Essendo il Crocifisso l’unico simbolo religioso esposto nella sala consiliare

SI CHIEDE

Al Presidente, alla Giunta e al Consiglio della Circoscrizione Otto di togliere il Crocifisso dalla parete fronte presidenza fino a quando non verrà ristabilita la parità di trattamento tra cittadini, imprese e Chiesa Cattolica con l’estensione della nuova imposta, IMU, al patrimonio immobiliare della Chiesa Cattolica non destinato, realmente, al culto religioso e al sostegno sociale.

Primo firmatario: Augusto Montaruli

Il perché ce lo dice Lu

Riporto una nota di Lu su quello che è successo ieri a Torino. Quartiere Vallette, il campo Rom incendiato. Ce lo spiega Lu il perché, e ce lo spiega come nessun altro avrebbe potuto fare. Grazie Lu.

E poi ci sono giorni così, dopo notti insonni per mille (più uno) motivi. Rabbie personali frullate con rabbie sociali e mortificazioni e senso d’inutilità. Le Vallette non è tanto dissimile come quartiere da quello in cui sono cresciuta. Ci chiamano periferia, ma forse la definizione di “camere da letto” inventata da Culicchia in “Torino è casa mia” rende meglio l’idea.

Se, poniamo, a un colloquio di lavoro un candidato viene dalle Vallette, questo candidato ha di sicuro un certo numero di probabilità in meno di venire assunto rispetto a tutti gli altri candidati. A meno che con lui non ci sia un candidato che viene da Via Artom, la strada malfamata dell’altro quartiere dormitorio per eccellenza, Mirafiori: in quel caso, ad avere un certo numero di probabilità in meno sono in due. Se poi con loro c’è anche un candidato che viene dalla Falchera, ecco che si arriva a tre.

Perfetto. Chiaro anche per quelli che Torino l’hanno vista solo in cartolina? Bene.

Ora, perché tredici anni fa, quando avrei potuto scegliere, decisi di restare qui? Di far crescere la mia famiglia nelle stesse strade a due passi da Via Artom dove sono diventata adulta, mio malgrado, pure io? Per quella “appartenenza a” dalla quale sono sempre stata  esclusa: vivevo a Mirafiori Sud, ma non ero figlia di operai e i miei genitori non si (pre)occupavano di politica. Eppure le case dei miei amici le frequentavo regolarmente. Eravamo un po’ più vagabondi di quanto non sia oggi mia figlia, si viveva in androni e scale e case che più o meno ci accoglievano. Case strette e affollate. In quegli appartamenti minuscoli vivevano papà e mamme operai. Avevano due libri in casa e uno di questi era spesso Il Manifesto del Partito Comunista. Magari non riuscivano a scrivere più di due righe senza incorrere in un errore grammaticale, ma quel tomo li rendeva ogni giorno più forti e meno “sgrammaticati”. Facevano volontariato alla Festa de l’Unità, cocevano salsiccia e crauti indigeribili, ma solo se avevano fatto il primo e dopo il fine settimana erano di secondo (turno, secondo turno). Alcuni crescevano i figli turnando alternati e si vedevano solo il sabato e la domenica. Un letto sempre vuoto a mezzo, cinque giorni su sette. Eppure c’era dignità, c’era senso d’appartenenza, c’era accoglienza e buon cuore. Li guardavo ammirata. “Dove si mangia in cinque, si mangia anche in sei”, questa era la frase e il sesto non si guardava chi fosse o da dove venisse. Forse sono nata con il DNA tinto di rosso, può essere, ma tutto mi piaceva. I regali uguali per fascia d’età che la Fiat “elargiva con magnanimità” ai figli dei dipendenti, la tuta da lavoro con cui vedevo tutti i giorni (ma proprio tutti) i papà dei miei vicini di casa, quei sorrisi stanchi quando per educazione tenevo il portone di casa aperto al loro ritorno. Poi cosa è successo? Quelli di sinistra che con la matita rossa in mano, ora la usano solo per correggere la grammatica come professori soloni. Quelli che si fanno immortalare all’inaugurazione dei giardinetti di periferia per far vedere che loro c’erano. Esserci non è presenziare con un bimbo in braccio. Esserci perché…

…con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita. (G. Gaber)

Avete lasciato che la pancia della gente fosse infettata dai vermi verdi e azzurri, avete ceduto il campo agli istinti più beceri, avete ucciso o ignorato l’assassinio di quella cosa bella che è la passione. Sempre di pancia di tratta, ma capirete bene che è ben altro digerire… E poi capitano questi fatti “incresciosi” e io mi domando: qualcuno in una panetteria di Mirafiori o delle Vallette si è fatto un giro di recente? I discorsi li sento solo io? Io che mi colpevolizzo perché mi scatta solo la rabbia e non riesco far nulla per… Questa “assenza” era già “presente” nei miei coetanei, li percepivo. Avvertivo che qualcosa mancava. Diversi dai loro genitori, seppure così simili.

E ora?

E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo. (G. Gaber)

Forse ora sarebbe il caso di riprendere in mano la situazione, che non vuol dire allearsi con tutti pur di fare numero, non significa scriversi e leggersi addosso come un piccolo clan razzista più di quei fanatici che a parole disprezziamo. Vuol dire tornare a parlare alla gente e con la gente, con valori condivisi e umiltà, perché i pregiudizi si mandano via aprendo porte a volti e occhi, non spalancando portoni ad alleati politici o a professoroni ben vestiti e “ben parlati” che bacchettano. Io una cosa come quella di ieri non voglio più leggerla. Ripartiamo dall’intenzione del volo e dai sogni nei luoghi delle miserie. Questa è la strada.

 

L’IMU, la Chiesa e La Stampa

Riporto l’articolo, firmato da Paola Italiano, apparso oggi su La Stampa sulla prima pagina della cronaca cittadina che cita l’ordine del giorno che potete leggere qui. Prima però qualche commento in sintesi.

1) Senza la protesta di moltissimi cittadini su questo tema l’arcivescovo Nosiglia e il cardinale Bagnasco non si sarebbero dichiarati disponibili (bontà loro) ad aprire una discussione sull’Imu.

2) Non è, diciamo così, carino estrapolare una frase senza dare la possibilità di leggere l’intero ordine del giorno. Vizio diffuso.

3) Infatti l’ordine del giorno si riferisce ai beni non di culto della Chiesa.

4) L’invasione di campo, infine, è davvero molto curiosa come affermazione quando ci riferiamo alla Chiesa cattolica che in tema di invasione sulle questione che riguardano il nostro paese non è seconda a nessuno.

Purtroppo in questo paese prevale sempre il tifo, lo schierarsi in quanto appartenenti a un’area specifica e quasi mai in quanto cittadini. E il senso di giustizia va, e scusate l’invasione, a farsi benedire. Facendo così a vincere sarà sempre Barabba e i Ponzio Pilato si laveranno le mani tirando un sospiro di sollievo mentre i poveri faranno la fila alla Caritas, che l’IMU NON DEVE giustamente pagare, ma la scuola cattolica con piscina riscaldata si.

Ecco l’articolo di Paola Italiano.

Il crocifisso e l’IMU della Chiesa

Pare inevitabile che, con il risvegliarsi del sentimento patrio, in molti italiani si ravvivi anche una spinta anticlericale. Le discussioni sull’imu da far pagare alla Chiesa, testimoniano che lo spirito risorgimentale celebrato nei 150 dell’Unità, torna in auge anche un moto di avversione verso un cero visto come casta che invade il campo della politica. Moto veemente e poco disposto ad ascoltare ragioni. Quelle, ad esempio, di chi fa notare che la Chiesa paga già quella tassa e che, semmai si dovrebbero stabilire meglio i confini che portano rendite e attività sociali. Una zona grigia ammessa anche dall’arcivescovo Nosiglia, per il quale “le proprietà che producono profitto vanno tassate, ma non oratori e centri di accolgienza, ché sarebbe come mettere una tassa sui poveri”. Quanto basta per avviare una discussione concreta, ma la prima reazione che si registra punta alla questione di principio. Il capogruppo del PD alla Circoscrizione 8, Augusto Montaruli, ha presentato un ordine del giorno – a titolo personale – in cui chiede che il crocifisso appeso nella sala consiliare sia rimosso fino a quando non sarà applicata l’Imu ai beni immobiliari della Chiesa. Si dice “certo che l’uomo che è su quel crocifisso voterebbe a favore”, incurante del fatto che anche questa interpretazione possa suonare come invasione di campo.

L’IMU e il crocifisso, ordine del giorno a titolo personale

Consapevole delle diverse sensibilità che convivono, e dico per fortuna, all’interno del gruppo PD del quale sono capogruppo in circoscrizione 8, ho presentato un ordine del giorno sulla questione IMU (ex ICI) e Chiesa cattolica a titolo personale e non come Partito Democratico. In sintesi l’ordine del giorno chiede che il crocifisso appeso su una parete della sala consiliare (accanto al Presidente della Repubblica) venga rimosso fino a quando non sarà applicata l’IMU (ex ICI) ai beni immobiliari, non destinati al culto, di proprietà della Chiesa cattolica. Questo per garantire la parità di trattamento tra cittadini (e imprese) e istituzione religiosa. Per dare un segnale forte di disapprovazione verso un’imposta che distingue tra cittadini e tra enti. Mi scuso con chi non concorda, ma sono certo che l’uomo che è su quel crocifisso voterebbe a favore per questo ordine del giorno. La casa di Nazaret sarebbe sicuramente, oggi, assoggettata all’IMU. Cristo oggi non farebbe miracoli, ma chiederebbe giustizia.

Di seguito l’ordine del giorno.

ORDINE DEL GIORNO: MANOVRA MONTI “SALVA L’ITALIA”

La manovra finanziaria “Salva l’Italia” che il governo Monti ha presentato, prevede per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sacrifici enormi costringendo gli stessi a cambiare, in peggio, stile di vita.  I provvedimenti che il governo ha emanato incideranno, per elencarne solo alcuni, pesantemente sul sistema pensionistico, sulla sanità, sui trasporti e sulla prima casa.

Il governo, su quest’ultimo capitolo, ha deciso di reintrodurre l’imposta sulla prima casa, ex ICI ora IMU, aggravandola con la rivalutazione del valore catastale.

COSTATATO CHE

La manovra finanziaria del governo Monti grava essenzialmente sui cittadini a basso e medio reddito lasciando fuori, ancora una volta, i grandi redditi e patrimoni.

La riproposizione dell’imposta sulla prima casa non è applicabile ai beni non di culto della Chiesa Cattolica.

Questo crea una disparità di trattamento tra cittadini e Chiesa Cattolica, tra imprese e Chiesa Cattolica.

PREMESSO CHE

Il presente ordine del giorno non è, e non vuole affrontare questioni di tipo costituzionale, ideologico o filosofico, ma solo ed esclusivamente di giustizia sociale e di parità tra le parti di uno stato che deve essere prima di tutto giusto.

Non si mette in discussione il ruolo della chiesa, soprattutto di base e in ambito sociale

SI CHIEDE

Al Presidente, alla Giunta e al Consiglio della Circoscrizione Otto di togliere il Crocifisso dalla parete fronte presidenza fino a quando non verrà ristabilita la parità di trattamento tra cittadini, imprese e Chiesa Cattolica con l’estensione della nuova imposta, IMU, al patrimonio immobiliare della Chiesa Cattolica non destinato, realmente, al culto religioso.

Primo firmatario

Augusto Montaruli

 

 

 

 

Una storia di molti

Oggi vado sul personale, non mi piace, ma la mia storia non è esclusiva. Riguarda molti e per questo la condivido. Dopo aver lavorato per le Officine Viberti e per la casa editrice Einaudi ho trascorso venticinque anni della mia vita lavorativa in aziende americane del settore informatico. Prima in Digital, poi in Compaq che acquisì Digital e infine in HP che acquisì Compaq. Nel corso degli anni ho svolto diversi “mestieri”, ho fatto una discreta carriera.  Sono stato molto flessibile (sugli orari e le feste comandate) e disponibile (nel trasferirmi e viaggiare) in cambio, della flessibilità e della disponibilità, ho potuto continuare a essere me stesso, soprattutto quando ho avuto colleghi (persone) a mio riporto.

Tutto è filato abbastanza liscio, per me, fino a una certa età.

Appunto fino a una certa età, perché succede che a ogni cambio di logo, due aziende che diventano una, si riducono benefits, si dilatano fino a sparire gli aumenti di stipendio e si riduce il personale. Parliamo di una multinazionale, succede ovunque, in alcuni paesi in modo drastico e in altri con un minimo di concertazione sindacale. E quando succede i primi a essere colpiti sono gli over cinquanta, a prescindere dalle professionalità e dalle attitudini personali. La scelta è legata allo stipendio e alla vicinanza all’età pensionabile. Buonuscita, mobilità e stretta di mano. E’ stato un piacere lavorare con te, quasi t’invidio, buona fortuna. Ne ho visti molti colleghi andare via, alcuni costretti altri felici.  Sapevo che sarebbe toccata anche a me, questione di tempo (mio) e di tempi (aziendali). Nel 2009 arrivano tempo e tempi. Crisi aziendale, molto legata alle oscillazioni di Wall Street, ed io che mi sentivo a disagio, fuori posto. Sentivo che stava arrivando il mio turno.  Tempo e tempi. Faccio due conti, verifico la situazione INPS, condivido in famiglia e mi propongo anticipando la loro di proposta. Tre anni di mobilità, buona uscita, si stringe un po’ la cinghia e dovremmo farcela. Si organizza con altri colleghi una festa di addio, si saluta e comincia un’altra vita. Poi arrivano lo spread, Monti e la signora Fornero. Questa storia è storia di molti, molti cui qualcuno dovrà pensare.

Infine faccio un appello, spero che da adesso in poi si smetta di dividere il mondo, il nostro, tra garantiti e non garantiti, perché di garantito ci sono solo due cose: che a pagare son sempre gli stessi e la morte che livella.

Il mio curriculum vitae lo potete scaricare da qui, consapevole che solo i curiosi lo andranno a leggere.

Qualche precisazione per i dietrologi:

Al PD ho aderito prima di decidere di lasciare l’azienda. La mia candidatura in circoscrizione l’ho decisa quando avevano sospeso le indennità. In altre parole non cercavo scorciatoie attraverso la politica. Perché quella, la politica, l’ho sempre fatta.